Dietro le quinte dei grandi concerti con Riccardo Canato

Per la rubrica “Voce ai Professionisti”, incontriamo oggi Riccardo Canato di Barley Arts, agenzia leader in Italia per l’organizzazione di concerti (Bruce Springsteen, AC/DC, Lenny Kravitz, Kiss, Sting, Guns ‘N’ Roses, Stevie Wonder, The Cure, Metallica, Pearl Jam, etc.). Ho chiesto a Riccardo cosa un artista emergente può imparare dai concerti degli artisti famosi, come vede le evoluzioni dell’industria musicale nel prossimo futuro e di svelarci qualche segreto dal dietro le quinte di una grande produzione live.

  1. Riccardo, la tua esperienza e dunque le tue competenze sono estremamente articolate. Oltre al lavoro legato prettamente ai concerti e alle attività live, ti occupi anche di management e sviluppo artistico. Andiamo subito al cuore della questione. Quali sono 3 cose fondamentali che una band o un artista emergente deve considerare prioritarie se vuole sperare di trovare spazio nel mondo dei professionisti?

Idee, identità e apertura mentale. Nessuna di queste è ostativa ed anzi proprio la capacità di unire questi elementi rende efficace un progetto. L’idea è l’originalità, la capacità di prevedere ed intuire il corso degli eventi e dell’ambiente, così come quello di avere un’idea per un progetto nuovo, fresco. Identità significa avere ben chiaro sin dall’inizio  cosa si vuole fare e dove si vuole arrivare e per questo occorre anche una mente aperta. Il guizzo d’artista (idea, identità) é il big bang, ma sarà poi il lavoro condiviso con gli operanti del settore e la fiducia reciproca a portare ad un risultato più mirato e soddisfacente.

  1. Le evoluzioni del mercato musicale degli ultimi quindici anni, la crisi discografica, la democratizzazione dei mezzi di produzione, la virtualizzazione della musica e la frammentazione del pubblico,hanno spostato gli equilibri e riscritto le dinamiche che possono determinare il successo, o più spesso l’insuccesso, di un nuovo progetto. Che scenari vedi nel futuro dell’industria musicale nei prossimi anni? Lo spazio che sarà lasciato dai grandi del passato, è colmabile?

Difficilmente riesco ad immaginare un mondo senza musica, sicuramente è molto cambiato e cambierà sempre di più il metodo di fruizione, ma dubito vivremo in assenza di note.

Immagino un contesto molto geolocalizzato, con artisti che andranno a conquistarsi nicchie di fan sulla propria zona ed altri che si muoveranno solo a livello globale. Vedo artisti e piccole realtà sempre più sicuri e padroni dei propri mezzi. E’ incredibile vedere come progetti che nascono indipendenti oggi, in pochi mesi, abbiano uno sviluppo così esplosivo. E’ il nuovo che avanza, a suo modo e con le sue regole. Vero, oggi ci meravigliamo quando ragazzini di 12 anni non conoscono gli Stones, ma capisci che è un errore aspettarsi che una nuova generazione viva nell’ombra delle precedenti. Non lo trovo giusto, anche a costo di dovermi ritrovare circondato da musica che magari mi dà il voltastomaco.  Non dico che sia bello o migliore il passato, di certo preferisco sentire qualcosa che non mi piace rispetto alla copia carbone dei Pearl Jam, per puro esempio.

  1. Raccontaci per grandi linee cosa c’è dietro le quinte di un grande evento rock. Che professionalità, competenze, strumenti di management e controllo, marketing, ci sono dietro ad un grande palco in uno stadio? C’è qualche insegnamento che una band emergente può imparare da una megaproduzione live?

Molta più di quanta si possa immaginare. E’ richiesta un’attenzione maniacale alla produzione ed alla sicurezza, a maggior ragione dopo i recenti fatti di Torino e non solo. In questi eventi lavorano più crew appartenenti a varie produzioni (italiane, straniere) con le proprie abitudini e regole. Come dico spesso, bisogna saper un po’ tirare fuori il nostro psicologo interiore all’occasione. Dal punto di vista del marketing un concerto rock deve puntare ai più importanti canali di comunicazione. L’insegnamento che una band emergente può trarre penso sia quello di assimilare i meccanismi ed il funzionamento di una macchina così imponente e portarli nel proprio piccolo. Abituarsi da subito a funzionare come una struttura PRO in miniatura non potrà che facilitare loro la vita una volta che la posta inizierà ad alzarsi.
D’altronde quella posta, senza il giusto approccio, non s’alza.

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